THE
TUBE
Un
lungo tubo di cemento. Buio. Luce. Buio. Luce. Rumore. Sferragliare di metallo
che stride. Sbattuto sul sedile. Da un lato. Poi da un altro. Frenate
brusche.
Gente
sale. Gente scende. Porte si aprono. Poi si chiudono. Ancora di corsa nel buio
del tubo di cemento. Percepisci una curva. Una discesa. Poi un lungo
rettilineo. Altra fermata. Gente sale. Gente scende. Conti le fermate per
sapere quando scendere. Perdi l’orientamento lì sotto. Sali ad un estremo della
grande città, pochi minuti e ti ritrovi in centro.
Vite
vissute di corsa. Sempre più veloci. Le persone passano. Non le guardi neppure.
Nemmeno loro ti degnano di uno sguardo. Il lungo tubo non è luogo per
socializzare. Tutti con le teste chine. Pochi con gli occhi in un libro. Avidi
di parole. Molti con uno smartphone fra le mani. I modelli più disparati. I
modelli più costosi. Le dita veloci che scorrono sullo schermo. Lo sguardo
vuoto. Annoiato. Chissà dove sta la loro mente. Poi ci si ferma ancora.
Alcuni scendono. Altri salgono. Facce diverse. Diversi modelli di smartphone
fra le mani. Stessi sguardi vuoti.
Una
voce metallica scandisce i nomi delle fermate. E’ asettica. Fredda. Come la
luce che ci separa dal buio del tunnel. Fredda. E’ la metro. Un serpente che
buca la città nelle sue viscere più profonde per muovere una massa di persone
il più velocemente possibile da un posto ad un altro.
Salgo
sulla metro. Penso a me come ad un capo di bestiame. In un luogo lontano
qualcuno controlla il vagone. Lo manda su e giù lungo un binario. E’ il nostro
mandriano. Non lo conosceremo mai. Non pensiamo mai a lui mentre ci muove
portandoci al lavoro. Al macello verrebbe da pensare.
No
noi non siamo bestie. Anche se gli assomigliamo molto in alcuni comportamenti.
Siamo persone. Passanti l’uno per l’altro. Perchè passiamo. Indifferenti gli
uni a gli altri. No. La metro non è fatta per socializzare.
Se
c’è un inferno, un suo girone è sicuramente fatto così. Un lungo buco
sottoterra. In tanti condannati ad andare su e giù. Per l’eternità.
Alla prossima
Commenti
Posta un commento