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Visualizzazione dei post da settembre, 2019

ON LOCATION

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Il bello di realizzare immagini no è portare a casa una bella fotografia. Il bello di avere la fotografia nella propria vita non è realizzare una bella immagine. Il bello di andare alla ricerca di immagini è proprio la ricerca. E' svegliarsi prima dell'alba per assistere ad uno degli spettacoli più belli che la natura possa offrirci. Il bello della fotografia forse è avere una scusa che ci faccia vedere il mondo con occhi diversi. E' imparare a guardare quello che ci circonda con gli occhi dell'anima e stupirci di fronte alle cose come si stupirebbe un bambino. Nelle foto di oggi non è importante l'alba, no è importante la foto. Non conta la tecnica o l'attrezzatura. Conta solo essere stati lì. E' importante la sveglia prima dell'alba per no mancare l'appuntamento. In un mondo perfetto queste dovrebbero essere le cose importanti. Il nostro mondo però non è perfetto per questo ogni tanto è bene ricordare. Al di là del

L'ARMADIO

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Nella vita, a volte, per mille ragioni, capita che ti ritrovi spesso a casa di altre persone. Come ospite. Come residente temporaneo. Come ombra fugace che si trattiene il tempo di una lacrima o di una parola   di conforto. Da piccoli quanti di noi andavano dai nonni? Tutti immagino. In visita, in vacanza qualche settimana durante le estati. Poi cresci e in vacanza vai con gli amici. Con la fidanzata. Poi nella vita magari scegli di aiutare il prossimo e ti danno una divisa. A volte blu, a volte rossa, ma sempre con una croce sopra. Una specie di lascia passare per entrare nelle case delle persone provando a dar loro conforto. A volte riesci. A volte no. Per lavoro capita che ti ritrovi ancora ad entrare nelle case di estranei come una meteora. Magari perché sei bravo a raccontare con le immagini e ti hanno chiesto di raccontare il loro giorno più bello. Spesso sei ospite con la tua famiglia, fresca fresca, appena formata, in una casa dove i ricordi sono quelli della tu

IL CASTELLO

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Esistono luoghi al mondo, costruiti magari secoli fa, su cui ancora oggi ci interroghiamo. Perché sono stati costruiti, perché proprio lì, e proprio così. Che funzione mai dovevano avere. Esistono luoghi dentro di noi che nessun altro conosce o comprende. Luoghi che ogni tanto sentiamo il bisogno di esternare e che spesso no vengono capiti. Quando questi si manifestano ecco che nascono luoghi come il nostro castello. Costruito sull'unica altura che possiate incontrare nel raggio di chilometri. Nel bel mezzo di un paesaggio vasto quasi come l'infinito dove cielo e terra sembrano volersi toccare. Costruito con una pietra bianca che riflette il sole. O meglio è costruito con una pietra bianca baciata dal sole. Un sole duro, caldo, avvolgente, che rende se possibile il paesaggio ancora più alieno.   Costruito da un re. Perché solo i re costruiscono castelli. Costruito da un re che on era solo un re. Costruito ancora oggi senza un apparente perché. Costruito con una forma

DIETRO LE SBARRE

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Puoi mettere il mare dietro le sbarre? Il mare è indomabile. E' una forza della natura. E' qualcosa di immenso. non puoi contenerlo. E' un vicino invadente. Può starsene buono e tranquillo fino a che non si stanca di te e comincia ad arrabbiarsi talmente tanto e con tanta forza da lasciare solo macerie dietro di se. Può alzare talmente tanto la sua voce da lasciarti terrorizzato. Dopo che si è sfogato torna ad essere il vicino placido e quieto di prima. Sei tu diverso. Se hai sentito la voce del mare, quello cattivo, allora comincerai ad averne più rispetto. No. Non può essere il mare dietro le sbarre quello nella foto. Siamo noi ad essere prigionieri di quella grata di ferro. E quella è la nostra unica visuale. Un miraggio che no si può toccare. L'abbiamo anche decorata quella grata, così sembra meno triste. Il mare. Lui è finalmente libero. Libero da chi non lo rispetta. Da chi lo disprezza. Da chi lo usa senza rimorso e da chi non lo capisce credendolo

AGLI ANTIPODI

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Capita alle volte, quando torniamo a casa, di affacciarci alla finestra e cominciare a pensare. Guardi il panorama che hai davanti agli occhi, magari lo hai visto chissà quante volte, e lasci che i pensieri scorrano liberi. In realtà pensi sempre a qualcosa, lì su due piedi. Poi la mante comincia   a vagare libera per sentieri sconosciuti e a fare associazioni di idee che durante il giorno, preso dalla frenesia della routine quotidiana, nemmeno ti sogneresti di fare. Poi all'improvviso ti riprendi e spesso nemmeno ricordi a cosa stavi pensando. La mente cancella le tracce dei passaggi che compie, quasi a vergognarsene, oppure seppellisce talmente in profondità quei pensieri che solo apparentemente ci sembra di non ricordali ma in realtà essi sono lì e prima o poi torneranno a galla. Tu rimani lì a fissare il panorama, sguardo perso, e all'improvviso ti accorgi di guardare un'enorme gru gialla figlia dell'ennesimo cantiere edile che si staglia nel cielo nero de

NON SENSE PHOTO #9 - L'ALTALENA

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Avere una figlia piccola di 3 anni vuol dire andare alla ricerca di tutti i parchi gioco che possono anche solo vagamente esistere nel circondario. Grande o piccolo che sia ogni parco va esplorato. Ogni gioco va provato. In fondo come fai a sapere se una cosa ti piace se non l'hai mai provata? Le altalene, così come le giostrine non sono mica tutte uguali. Ai nostri occhi di adulti forse si. Anzi, senza forse, si, i giochi nei parchi sono tutti uguali. Agli occhi di un bambino assolutamente no. Ogni parco, ogni gioco, ogni giostrina è un mondo nuovo da esplorare. E' un'avventura nuova da vivere. Una sera, durante una passeggiata abbiamo scoperto l'ennesimo parco. Piccolino. Raccolto. Pochi giochi. Uno scivolo. E un'altalena. Quella della foto. Non una grande altalena. Nelle nostre esplorazioni, vi posso assicurare, abbiamo scoperto altalene decisamente più belle. questa oltretutto non potevamo nemmeno utilizzarla perché era realizzata con sedili per soli bimbi

NON SENSE PHOTO #8 - LA BUSTINA DI ZUCCHERO

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Quando vado al bar amo sedermi ad un tavolino e sorseggiare lì il mio caffè. Mi piace guardare le persone che vanno e vengono cercando di immaginarmi le loro vite, i loro perché. Ogni bar è come un porto. Passano le persone più varie. E come ogni porto ha la sua anima in base a dove si trova, così i bar hanno la loro clientela. Una clientela sempre diversa in base a dove si trova il bar. Prendere un caffè in un bar può essere solo un momento di pausa e allo stesso tempo un'esperienza incredibile solo facendo più attenzione al nostro prossimo. Qualche volta però capita che tutti i tavolini siano pieni, così mi avvicino al bancone e ordino lì il mio caffè. Quello che mi piace trovare è un bancone con qualche testimonianza del passaggio di altri avventori prima di me. No perché ami il disordine o la sporcizia, ma perché mi dà l'idea di un luogo vissuto. Qualcuno prima di me ha sorseggiato lì il suo caffè. Un caffè non è solo un caffè. In quella tazzina noi mettiamo tutte

VIAGGIO - BUIO - LUOGHI

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Viaggio. Senza il, senza se, senza ma. Viaggiare. Con una meta. Viaggiare senza un luogo a cui arrivare. Viaggiare per scoprire luoghi o se stessi. Mettersi in movimento. Fare su quattro cose e andare. Senza stare a pensarci troppo. Buio. Notte. Ombre scure dove nulla vedi. Nulla distingui. Poi luci. Perché senza luce non può esserci buio. Luci colorate. Gialle. Rosse. Luci bianche. Linee. Punti, accecanti come fari. Appena distinguibili come le stelle in un cielo dominato da un a luna enorme. Bianca e prepotente. Luci naturali. Luci artificiali. Buio che è solo buio. Fatto di ombre. Fatto di nero. Appiccicoso, caldo, afoso. Che ti resta addosso e non va via. Luoghi. Oasi di luce in un deserto di buio. Ripari per viandanti. Non luoghi. Non ripari per viaggiatori veloci senza una meta. Senza un perché. Miraggi di luci e ombre ai margini di un nastro nero. Odori forti. Cattivi. Nauseanti. Ripari di fortuna per moderni caravanserragli sfortunati. Oggetti lontani che sfrecc

NON SENSE PHOTO #7 LA COLONNA

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Ecco un altro appuntamento NON SENSE. Oggi vi voglio far vedere una colonna. Antica. Di pietra. Bella, no tanto alta, ancora lì al suo posto dopo chissà quanto. Te la ritrovi davanti mentre passeggi allegramente e in un luogo ricco di storia. Un luogo particolare però perché abbandonato da ani al suo destino. Dimenticato e lasciato nell'incuria da chi la storia evidentemente è avvezzo a dimenticarla facilmente. La trovi circondata da erbacce, ma lei, la colonna, è lì ferma e solida da secoli e non si scompone. No si muove di un centimetro. Snella, slanciata, solida come solo una colonna può essere. Testarda nel suo essere immobile accetta stoicamente il suo destino di abbandono ed oblio. Ha sicuramente visto tempi migliori ma no ha rimpianti. Per lo meno non lo dà a vedere. No pare nemmeno che tutte quelle erbacce possano darle fastidio. Forse secoli di immobilità l'hanno resa indifferente a quello che le accade intorno. Spesso mi capita di incontrare persone come

GIORNO SPECIALE

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Oggi due post nello stesso giorno. Rompiamo una regola. Le regole sono fatte apposta per essere infrante, sostiene qualcuno. Due post perché oggi è un giorno speciale. Uno di quei giorni da ricordare. Una volta si sarebbero fatte delle foto, con una macchina a pellicola naturalmente. Il giorno dopo si sarebbe portato a sviluppare il rullino dal fotografo di fiducia che nel giro di qualche giorno avrebbe restituito delle bellissime stampe. Stampe pronte da inserire in un album. Qualcuno, riordinando quelle foto si sarebbe magari commosso e nello stesso album avrebbe probabilmente inserito un biglietto con scritto su due righe per meglio ricordare questo giorno.    Oggi però siamo nell'era digitale. Siamo al tempo dei social e degli smartphone che fanno tutto, telefonate, foto, inviano e ricevono messaggi. E allora la foto viene fatta proprio con uno di questi smartphone, mentre le due righe per meglio ricordare questo giorno speciale le affido al blog. Chissà, forse quando

SPOSTIAMO COSE

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Guardando uno dei tanti documentari che passano sulle reti televisive sono rimasto colpito in particolare da una frase detta dal narratore: "...passiamo la vita spostando cose..." Detta cos', sentita con delle immagini accattivanti di sfondo può no voler dire nulla. In fondo, si sa, l'immagine visiva, spesso, ha più peso delle parole, in molte circostanze. Quella frase però è rimasta lì un po' a girare in testa e mi ha ispirato lo scatto che vedete allegato al post. Un'accozzaglia di oggetti. Utili? Servono davvero alla fine tutte quelle cose? Passiamo la maggior parte del nostro tempo circondati da oggetti e non dalle persone che ci fanno stare bene. Ci illudiamo che questi oggetti ci facciano stare meglio ma in fondo, in realtà, non è così. E cosa ne facciamo di questi oggetti? Cosa facciamo con loro? Li spostiamo . Continuamente. Da un luogo ad un altro. La nostra automobile per esempio. Vedo persone legate in maniera maniacale alla loro a

NON SENSE PHOTO #6 LA DATA

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Una cosa che mi ha sempre incuriosito quando vago per le città sono i graffiti. Tutti i graffiti. Tanto quelli super colorati e fantastici. Quelli che li vedi e sembrano finestre aperte su mondi che solo i writers possono vedere, ma anche quelli semplici che adornano (o sporcano, dipende dai punti di vista) i muri di un po' tutti gli edifici. Questi ultimi sono per certi versi più interessanti dei mondi dei mondi fantastici   dei writers. Li vedo come attimi di vita fermati per sempre su un muro da uno sconosciuto per ragioni che non conosco. Qualcuno per qualche sua strana ragione un giorno decide di ricordare per sempre qualcosa. Un nome, una data, come nella foto di oggi. Ma ha senso fotografare una data su un muro? Di cui nemmeno si conosce il significato? Cosa racconta quella data? E' stata scritta. E la scrittura è indelebile. Un po' come la fotografia, anche se fatta di pixel, resta lì a testimoniare qualcosa. Alla prossima...

NON SENSE PHOTO #5 IL PIATTO DEL PITTORE

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Questa è davvero una foto senza senso. Provate a cercarlo voi il senso di fotografare un piatto di plastica con sopra delle macchie di colore e poi trasformare l'immagine in bianco e nero. Un'immagine dove i colori non ci sono. Trasformati in scala di grigio. Proprio un NON SENSE. In realtà se osserviamo bene qualcosa rimane del pittore. Il gesto, a volte veloce, a volte lento e riflessivo con cui con il pennello ha prelevato una piccola quantità di colore dal piatto per depositarla sulla tela. Forse è proprio questo gesto apparentemente nascosto, che no si vede ma si percepisce, che mi ha convinto a realizzare la foto e inserirla in questo progetto senza senso. Il gesto di un pittore penso sia più importante della sua tavolozza di colori. Loro, i colori li possiamo vedere, stanno li, sulla tela, possiamo vederne l'uso che il pittore ne ha fatto semplicemente osservando l'opera e ammirando le sfumature che è riuscito a creare. Che aveva immaginato. Il gesto non lo

I FILOSOFI DI CITTÀ

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Io li chiamo così. I filosofi di città. Mani ignote che lasciano messaggi nei posti più impensabili. Un cartellone pubblicitario davanti ad un locale. Un pezzo di carta attaccato ad un palo della luce. Piccoli pensieri lasciati li per il prossimo. Ogni volta che ne trovo uno mi chiedo sempre a chi appartengano le menti che li partoriscono e le mani che li realizzano. Ombre della grande città. Gli invisibili. Esistono ma non ci accorgiamo di loro. Possiamo vedere solo i loro messaggi con i nostri occhi accecati dalle luci delle vetrine del centro. A volte nemmeno ci accorgiamo dei messaggi, presi dall'affanno con il quale corriamo da un luogo all'altro. Sicuri di muoverci, ma in realtà immobili nelle nostre piccole vite. Alla prossima...