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Visualizzazione dei post da giugno, 2022

LA DATA

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Le date sono importanti. O meglio, diamo molta importanza alle date. O meglio, diamo molta importanza a fatti avvenuti in passato e usiamo le date per ricordarcene. Viviamo nel passato usando le date come alibi per festeggiare, commemorare, ricordare avvenimenti belli, brutti, felici, tragici. Viviamo nel passato, nella nostalgia dei tempi andati. Commemoriamo fatti avvenuti quando ancora non eravamo nemmeno nati. Forse nemmeno un’idea nella mente di Dio. Che poi dipende sempre da chi è il tuo Dio e dal fatto che abbia o meno avuto idee su di te. Commemoriamo, ricordiamo, festeggiamo fatti storici che a ben guardare se non fossero mai avvenuti forse noi vivremmo meglio. Sicuramente chi ora non c’è più, ed è vissuto all’epoca di quei fatti, se la sarebbe passata sicuramente meglio, considerato che molti fatti che commemoriamo comportano il ricordarsi di un gran numero di morti. Forse era meglio all’epoca ricordarsi che la vita umana è il bene più prezioso. Una data, persino un ora

UOVA

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  E’ uno degli ingredienti  principe in cucina. Chef stellati di ogni cultura e nazionalità si sono cimentati nella sua preparazione in ogni declinazione. Fotografi più o meno famosi ne hanno fatto il soggetto delle loro immagini, ne hanno indagato la forma, la texture, il colore. L’uovo è quel soggetto che no ti stancheresti mai di fotografare perché nella sua semplicità ha una complessità intrinseca che ti costringe a pensare fuori dagli schemi se lo vuoi valorizzare. Chef di fama mondiale hanno perso intere giornata a cercare di valorizzare questo ingrediente semplice e delicato, per renderlo protagonista di un piatto. Grandi fotografi nei loro studi hanno fatto altrettanto epr cercare di rappresentarlo nel modo meno banale possibile. Anche io nel mio piccolo ho cercato di confrontarmi con l’uovo. Lasciando da parte i soliti pensieri filosofici dove l’uovo è la culla della vita o le domande più o meno banali, che poi tanto banali non sono, tipo è nato prima l’uovo o la gallina, ho

IL DITO DI COLOMBO

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  Nella città di Torino esiste una scultura che raffigura e commemora Cristoforo Colombo. Il celebre navigatore, quello della scoperta diciamo “casuale” dell’America.   Cosa c’entra poi Colombo con Torino bho? Non lo so sinceramente e forse nemmeno mi interessa saperlo. Le amministrazioni cittadine delle varie epoche commemorano sempre personaggi a loro più o meno cari, vuoi per far piacere a se stesse, vuoi per accontentare i loro elettori. Non si sa… Mistero… Mistero come il fatto che il dito mignolo di quel gruppo scultoreo, probabilmente bronze,o è oggetto di continuo sfregamento da parte dei passanti tanche che in passato fu addirittura sostituito per usura e che, credo, debba nuovamente essere ripristinato. Perché? Perché nonostante si viva in un mondo iper tecnologico in fondo siamo superstizioni come e forse di più dei nostri antenati cavernicoli che non sapevano spiegarsi il fuoco e l’alternanza giorno-notte, e attribuivano tali fenomeni a qualche entità superiore non megl

LA BILBIOTECA

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  Stupisce nell’era tecnologica degli smartphone, dei lettori e-book, delle notizie e delle nozioni a portata di mano vedere una piccolo biblioteca allestita contro una vecchia finestra di un ancor più vecchio palazzo. Siamo in un piccolo paesello perso fra rimasugli di campi, strade rettilinee e grandi palazzoni di cemento all’orizzonte. Appoggiati fra le sbarre di una vecchia finestra una serie di libri, lasciati lì da qualcuno che evidentemente ha ancora a cuore la cultura. Una biblioteca  fatta di libri datati, romanzi d’appendice, parti di enciclopedie. Libri scalcinati come il palazzo che ospita la finestra ma con un merito enorme: sono li a disposizione di tutti. Chiunque può allungare la mano, prendere un libro, lasciarne uno a sua volta per alimentare quella piccola biblioteca. Quelle poche braci di cultura che ancora restano accese in un luogo estemporaneo soffocate dagli smartphone, dall’ignoranza diffusa, dal nozionismo. Mi piace pensare questi luoghi come a ritrovi cla

APERITIVO PER DUE

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  Il rito dell’aperitivo, consumato al tavolino di un bar fronte mare, con i pescherecci che si preparano ad uscire per un’altra nottata di pesca. Una coppia, due amici, due amanti in cerca di discrezione lontano dai luoghi cui sono soliti muoversi. Un tavolino, due calici, qualcosa da stuzzicare e poi tante chiacchiere.   Chiacchiere ad alta voce quelle di due amici che parlano di donne, calcio, della loro vita che scorre lente. Sussurri di due innamorati in vacanza. Magari la loro prima vacanza insieme. Sole, mare… Sussurri ancora più discreti quelli di due amanti clandestini che consumano un cocktail prima di ritornare alle loro vite come nulla fosse. Questo e altro attorno ad un piccolo tavolino in riva al mare, i pescherecci sonnolenti si destano per la pesca, il passeggio pre serale in cerca di un ristornate, il girono che volge al termine, la notte pronta a scatenarsi. Alla prossima…

SOLITUDINE

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  Quanto può essere strano essere soli in un mondo perennemente connesso. Abbiamo tutti in tasca un rettangolo di plastica e metallo che con un click ci permette di vedere in tempo reale cosa succede dall’altra parte del mondo eppure siamo soli. Grazie ad internet possiamo parlare con un perfetto sconosciuto dall’altra parte del mondo, possiamo lavorare da casa, possiamo vedere un film, possiamo ascoltare musica. Poi però siamo soli. Internet riempie le nostre vite di rumori di fondo, intasa il nostro cervello di informazioni, spesso inutili. Internet riempie la nostra solitudine. Il bello della fotografia è che ti permette di vedere, se vuoi davvero vedere, cose che altrimenti finirebbero nascoste sotto quell’assordante rumore di fondo generato dalla costante connessione che abbiamo sempre in tasca col mondo virtuale. Grazie alla scusa della fotografia ti accorgi della solitudine che lentamente avanza e si insinua fra noi. La vedi nei gesti lenti, negli atteggiamenti sommessi, neg

TRE AMICI AL BAR

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Tre amici di quelli di altri tempi. Di quelli su cui puoi sempre contare. Di quelli con cui invecchi ma in realtà sembra che gli anni non passino mai. Di quelli con cui continui a ridere e scherzare allo stesso modo a venti, a trenta, a quaranta, a cinquant’anni. Di quelli che non abbandoni mai. Di quelli che la vita a volte, con i suoi bivi, le sue strade, ti porta via e ti restituisce dopo anni. Anni che poi non sembrano essere passati perché è come essersi salutati la sera prima. Amici come quelli di un vecchio film di Monicelli che si rifiutano di crescere. Anche se a vederli bene non sono loro che non vogliono crescere ma è la vita che fa crescere tutti gli altri in modo diverso. Giusto o sbagliato che sia non ha importanza. Con amici così si può affrontare tutto e andare ovunque. Alla prossima…

INVISIBLE CHILD

Oggi non una foto ma un video. Anzi tre. Tre brevi reel, un po’ surreali, girati in un parco giochi, montati con una musica stile horror ma che a guardarli bene forse così horror non sono. Il protagonista in un parco giochi non poteva che essere un bambino. Ma qui il bambino non c’è. Da qui il titolo di questo post. Bambino invisibile, Invisible Child, in inglese, perché oramai fa figo usare i neologismi di un’altra lingua. Il bambino non c’è perché qualcun altro ha deciso per lui che in quel parco non doveva giocare. Qualcun altro a migliaia di chilometri dalla sua casa, senza nemmeno conoscerlo, senza sapere nemmeno quel bambino chi fosse, che faccia avesse, che sogni avesse, ha deciso così dalla mattina alla sera che in quel parco non doveva giocare. Di più. Ha deciso che quel bambino non dovesse avere una casa, una scuola, dei genitori, degli amici con cui giocare. Ha deciso di cancellarlo. Di cancellare lui e tanti altri come lui per un interesse che ne al bambino ne a noi int

UN FIUME DI STORIE

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Grazie ad una nanetta che da cinque anni gira per casa, sono diventato assiduo fruitore dei prodotti Disney. In uno dei loro lungometraggi, visti così tante volte da poterli recitare battuta per battuta, uno dei personaggi dice una cosa che mi ha fatto riflettere: “L’acqua ha memoria”. A pensarci bene l’acqua ha davvero memoria, se la mettiamo in un contenitore, la travasiamo e la rimettiamo nello stesso contenitore la sua forma non cambia. Certo, direte voi, facile, è fisica! Il contenitore è sempre lo stesso. Certo dico io, m anella vita solo la fisica non basta, a volte ci vuole anche un pizzico di filosofia. Immaginiamo un fiume, un grande fiume. Anche se con i periodi di siccità che ci sono immaginare un grande fiume diventa difficile facciamo uno sforzo. Un fiume lento, che con il suo incedere costante e sicuro attraversa città, campagne. Un fiume che viene da lontano, dalle montagne. Nasce poco più che rigagnolo ma strada facendo cresce sempre di più. Non perché lungo il s

PEN SHOW

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Il lontano 2019 ha visto nascere un nuovo progetto. O meglio, ha visto l'evoluzione di un progetto concretizzatosi anni fa e in continua evoluzione per rimanere sempre attuale e al passo con i tempi e allo stesso tempo offrire sempre di più. Il 2019 ha visto nascere una nuova associazione che ha raccolto il testimone del progetto TURIN PEN SHOW portando forze fresche e idee nuove per provare a realizzare un evento unico nel suo genere. L'ASSOCIAZIONE PENNAMANIA, questo il nome della nuova realtà ha dato vita al suo promo PEN SHOW organizzando non solo un semplice incontro fra appassionati e collezionisti, ma un vero e proprio contenitore di eventi dove la passione per la scrittura e il suo strumento principe, la penna, hanno fatto da protagonisti. Il dibattito, il confronto, la calligrafia hanno occupato un'intera giornata nella splendida cornice dell'NH HOTEL nel cuore medioevale di Torino, impegnando non solo appassionati del settore ma anche operatori, produtto

NON SENSE PHOTO #11 - CURVE

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Nuovo appuntamento NON SENSE. Oggi parliamo di curve. Non quelle delle donne. Ma di curve. Quelle che puoi trovare in giro. Oppure quelle della Vita. Passeggiando mi sono imbattuto in una meravigliosa panchina in metallo tutta curve. Scomoda come poche. Le bacchette in metallo, fredde fra l'altro, ti si piantano dovunque e rendono la permanenza davvero difficile. Uno cerca una panchina per riposarsi un po' dopo una lunga passeggiata, ne trova finalmente una libera, anche carina dai con quel suo andamento sinuoso, ci si siede e...taak! Ci si alza subito perché scomoda da morire. Ma tant'è, che volete farci? Nelle scuole di design italiane certo che insegnano che la forma deve essere diretta conseguenza della funzione, che il compito del designer è quello di realizzare oggetti belli si ma funzionali, ma a quanto pare il messaggio non viene recepito. Peccato per la scomodità ma una bella foto di una curva ci stava. Tutta sfocata sullo sfondo. Pochissima profondità di campo

IL PASSATO RITORNA

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Il passato torna sempre dicevano. I fantasmi del passato non ci abbandonano mai. Sono un eterno ritornare, alla memoria, nella vita quotidiana. Che siano persone, cose, oggetti, tornano sempre a perseguitarci. Fin qui la retorica. Il passato è passato e viverci dentro quando siamo nel presente non è cosa buona. Fa perdere il senso delle cose, o come diceva un grande scrittore italiano "il senso della frase". Vivere nel passato non è vivere. E' inseguire ricordi, è inseguire voli pindarici della mente. E' farsi una solenne sega mentale con i se e con i ma. Siamo esseri razionali fatti per vivere nel presente. Il passato è passato. A volte però il passato ritorna. Sotto forma di oggetti. Anche se viviamo in piani anni 2000, siamo sopravvissuti al passaggio del millennio, la tecnologia è andata avanti, ogni tanto oggetti dal passato affiorano alla mente. O meglio, affiorano agli angoli meno probabili della nostra vita. Così un giorno passeggi per un paesino della c

ALTRI TEMPI

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Quando si stava peggio si stava meglio. I tempi andati sono sempre i migliori. Bellissime frasi fatte, piene di retorica, che inesorabilmente ci legano al passato. Un'ancora, una palla di metallo che ci portiamo dietro e di cui non riusciamo proprio a fare a meno. Eh si, perché sarebbe facile togliersi questo peso e andare leggeri verso il futuro ma probabilmente non abbiamo il coraggio di farlo. Di coraggio si tratta, non di essertene in grado. A volte stiamo meglio non sapendo cosa ci aspetta. Quando basterebbe poco per stare meglio. Così per le nostre città vedi ancora carretti trainati da cavalli, usciti da un portale interdimensionale pensi. Invece no. Sono usciti da qualche cascina soffocata da immensi palazzoni che ancora resiste con le sue tradizioni nonostante tutto. Le auto, le tangenziali, la velocità. Resiste ad una Vita lenta. Fatta di tradizioni. Una Vita d'altri tempi. Una Vita che si rifiuta di vivere nel presente e si ancora al passato con tutte le sue forz