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Visualizzazione dei post da giugno, 2019

W.C.

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"Ehi amico! Dov'è il cesso?" "Il mondo è tutto un cesso! Ma quello che cerchi tu è di là!" Un celebre scambio di battute di un film che di certo no sarà annoverato negli annali del cinema colto ma che ha fatto comunque storia contribuendo ancora una volta a consacrare due grandi attori. Cinema a parte le foto di oggi raffigurano i nostri gabinetti. I cessi. La ritirata. Il wc per essere fini ed educati. Andandoli a fotografare quello che mi ha colpito maggiormente è il fatto che siano posizionati sempre in luoghi nascosti. Lontani dai flussi di passaggio. Che si tratti di centri commerciali, di alberghi, ristoranti, o spazi all'aperto, questi luoghi essenziali alla nostra persona, essenziali quanto l'aria che respiriamo azzarderei, (provate voi a stare senza un gabinetto nel momento del massimo bisogno) sono sempre nascosti. Solo un piccolo cartello, mimetizzato in mezzo a centinaia di altri cartelli simili ne indica la presenza. Fateci caso. Sembra

VIVI E LASCIA VIVERE

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Un pomeriggio mi sono ritrovato a passeggiare per la grande città. Fatto di smog, traffico, gente indaffarata a correre  per ogni dove apparentemente senza meta, ognuno perso nei suoi pensieri. Su uno dei tanti muri, ormai pieni di graffiti, una scritta ha colpito la mia attenzione. VIVI E LASCIA VIVERE Sembrerà banale ed egoistico come concetto, vivere pensando solo a se stessi. Chiudendo fuori il mondo e sopratutto negando a chiunque un piccolo aiuto o anche solo una parola di conforto. Ci sarebbe da discuterne giorni interi su questo concetto. Ma qui mi interessava solo l'immagine.  Una folla di persone sfocate sullo sfondo prese nei loro pensieri, nei loro affari, chiuse sulle loro vite e quella frase sul muro in primo piano. Mi è sembrata l'esatta rappresentazione della nostra società. Alla prossima...

NON SENSE PHOTO #4 LA FORMA DELL'ACQUA

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Qualche tempo fa mi sono ritrovato a leggere un libro in cui al protagonista veniva chiesto se conoscesse la forma dell'acqua. Il protagonista in questione, attento e curioso personaggio, attese la risposta del suo interlocutore senza rispondere. E questi alla fine disse che l'acqua non aveva forma. L'acqua assume la forma del contenitore che la ospita. Come a dire l'acqua è sempre la stessa ma in base al contenitore noi possiamo vedere una realtà diversa ogni volta. Da quando lessi questo libro la domanda su quale forma avesse l'acqua e il concetto che gli sta dietro mi ha sempre affascinato. A caccia di foto in presenza del prezioso liquido è sempre tornata alla memoria. La forma dell'acqua...la forma di un qualcosa che non ha forma...un qualcosa che apparentemente è sempre uguale ma che possiamo vedere in modo sempre diverso... La forma dell'acqua proprio come il senso di una foto. Senso che forse non ha senso. Senso che prende la forma che vogliamo d

NON SENSE PHOTO #3 L'ALBERO DIETRO LE SBARRE

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Nuovo appuntamento NON SENSE. Ha senso un albero prigioniero? Recluso in un'immaginaria galera? Forse no. Perchè un albero dovrebbe stare in galera? Stanno rimanendo sempre meno alberi, non avrebbe senso metterli in galera. Forse avrebbe più senso metterli in un museo, sotto una teca di vetro. A futura memoria. Abbattiamo sempre più alberi per profitto, per bisogno sfrenato di accaparrarci la terra senza capire che sono gli alberi il bene più prezioso. Ma...se dietro le sbarre che si vedono in foto in realtà non ci fosse l'albero ma noi? Se la natura finalmente avesse capito che la più grande minaccia per questo pianeta siamo noi,  e l'unico modo per sopravvivere fosse proprio quello di rinchiuderci dietro solide sbarre? Siamo sempre più sordi al grido di allarme della natura preoccuapti solo di fare la conta dei danni e dei morti dopo un'alluvione, un terremoto, un uragano. Ci ostiniamo a ricostruire sempre lì, dove la natura ci ha voluto colpire più duramente pe

MUSICA E FOTOGRAFIA

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Alcune sere fa surfando fra i canali televisivi mi sono imbattuto in un documentario. Su un fotografo, stare pensando. No. Il protagonista era un cantante statunitense. Un certo Sixto Rodriguez. E scommetto che ai più il suo nome non dirà nulla. La domanda che vi passa per la testa è sicuramente cosa accomuni un semisconosciuto cantautore americano alla fotografia. Semplice: una storia. Perché se è vero che la Fotografia è fatta di storie, questa è una delle tante che ha da raccontarci. Sixto Rodriguez è un cantautore. Un paio di album all’attivo. In patria pochi consensi. Nemmeno l’ombra della classifica per i suoi pezzi. Così per sbarcare il lunario appende la chitarra al chiodo troppo presto e va fare l’operaio metalmeccanico nella grande industria a stelle e strisce. Dimenticato da tutti. O quasi. Perché succede qualcosa che ha dell’incredibile. Un suo album parte al seguito di una sua fan per il Sud Africa. Sono gli anni degli orrori dell’Apartheid. Il paese è chiuso su se ste

AUTOSTRADA D'ACQUA

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Sono cresciuto in una città che apparentemente ricorda poco del suo passato. A guardarla con occhi superficiali vediamo solo il suo recente sviluppo industriale. Vie di grande traffico dove ogni giorno transitano centinaia di veicoli diretti verso grandi capannoni di cemento e lamiera. Prigioni dell'anima più che luoghi di lavoro. Grandi casermoni più simili ad alveari o a grandi dormitori che a case dove costruire una vita. A guardare meglio però possiamo ancora sentire la voce del suo passato. E ascoltare le sue storie. Una di queste racconta di una grande impresa, compiuta in poco tempo se pensiamo a come fu realizzata. Una grande via d'acqua che dal fiume Po potesse irrigare le risaie fino a Vercelli e portare non solo acqua ma anche lavoro e futuro. La città dove vivo ospita proprio il principio di questa via. Qui è costruita una delle opere più importanti. La presa che attinge acqua dal Po e lentamente la porta dove ve ne è necessità. Sono cresciuto giocando lungo l

LA STILOGRAFICA

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Scrivere è una delle capacità umane più antiche ed è forse l'arte più antica, quella che ci ha permesso di uscire dalle caverne e incamminarci sui sentieri della Storia che ci hanno portato fino a qui. Lo strumento con cui si scrive quindi non è più solo uno strumento ma un oggetto quasi sacro, a cui dedicare tutte le nostre attenzioni. Così come la scrittura che alla luce di questo diventa gesto estetico e no solo mero mezzo di comunicazione. Collaborando al progetto FOOLISH ho conosciuto un mondo fatto di persone che hanno messo la penna, in particolar modo la penna stilografica, e la scrittura, al centro della loro vita. Lavorando a quel progetto, contribuendo a realizzarne le fotografie e le pagine ho visto e vedo tutt'ora scorrermi davanti non semplici penne, ma oggetti rari, preziosi da custodire e lasciare in eredità a chi verrà dopo di noi affinché continui ad utilizzarli non solo nell'arte della calligrafia ma anche nella vita quotidiana. Pensando a questo sono

LA PIPA

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Già in passato dedicai un post alla pipa. O meglio al fumo. Già, fumo. Cattiva abitudine. Per la salute e per il portafoglio. A giustificazione posso addurre che il mio non è un vero e proprio fumare. Non fumo le sigarette, fumo solo la pipa, ma non ne sono dipendente. Posso stare lunghi periodi senza toccarla senza risentirne. Fumare la pipa, sembrerà assurdo ma no è fumare. E' respirare con lei. E' perdersi nelle spire del fumo che sale da essa. E' assaporare il caldo abbraccio del tabacco e gli aromi che emana. Fumare la pipa è un momento di quiete in una vita vissuta sempre con il piede sull'acceleratore. La sigaretta si fuma. In auto nel traffico, al lavoro, mentre si è al bar per un caffè dopo la pausa pranzo. La pipa non si fuma. Si assapora. La pipa ci ascolta. Ad essa possiamo raccontare tutto. Progetti, problemi, dissapori. Finirà tutto in cenere assieme al tabacco che brucia. E più sarà piacevole la fumata più la cenere sarà fine e avrà portato via tutto

INQUIETUDINE

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Non amo particolarmente guidare. Chissà come mai però mi trovo sempre al volante. Deve essere una specie di legge del contrappasso. Nelle rare occasioni in cui non sono io a dover condurre l'automobile mi diverto a puntare l'obiettivo fuori dal finestrino per vedere che cosa succederà. A volte no succede nulla, nel senso che le foto sono da buttare e così finiscono dritte nel cestino. Altre volte però, vuoi perché si compie la magia di vedere salta fuori qualcosa che reinterpreta il paesaggio che ci circonda. Si era in auto su una strada tutta dritta che taglia in due un mare di risaie. Quando sono allagate sembra davvero di essere in mezzo al mare. O ad un lago. Le acque sono così ferme che si ha la sensazione che nemmeno l'aria si muova. Seduto sui sedili posteriori mi son divertito a guarda il mondo che passava ad alta velocità fuori dal finestrino con l'obiettivo della mia macchina. Ho scelto un tempo relativamente lento così da dare l'impressione del movim

IL BICCHIERE DI PLASTICA

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Un'altra immagine NON SENSE. Un bicchiere di plastica. Abbandonato su un anonimo muretto vicino ad un vaso. Questa in particolare è stata una delle prime immagini che ha dato vita all'idea del NON SENSE. Che senso ha fotografare un bicchiere di plastica usato, sporco e abbandonato, privo di qualsivoglia significato? Così di primo acchito è un soggetto banale. Oltretutto il bicchiere di plastica si porta dietro un concetto di utilità transitoria e temporanea per come è stato concepito. E' un umile oggetto do plastica. Costa poco. Vale poco. Viene utilizzato per poco. Giusto il tempo di bere un sorso di acqua o di vino. Ad una festa, in compagnia. Poi viene gettato via con noncuranza. Senza farci caso. Gettato in un sacco nero che andrà ad aumentare la quantità di plastica che il nostro pianeta non riuscirà a smaltire. Perché la plastica non è biodegradabile. Un piccolo bicchiere che diventerà la cima di un enorme cumulo di spazzatura in una discarica a lato di una delle no

IL PONTE #2

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E' strano come ci siano luoghi delle nostre città che attraversiamo tutti i giorni, che vediamo tutti i giorni, che ora ci sembrano ordinari ma che in passato rivestivano un particolare interesse.Non per tutti, magari solo per alcuni. Solo per pochi questi ruoli diventavano un'ossessione. Una ragione di vita o di morte. E' il caso di questo anonimo ponte su un qualsiasi fiume costruito in una qualsiasi città. n ponte magari anche bruttino per la maggior parte di noi. Tanto ferro, un paio di mani di vernice, tanti bulloni. Un comodo passaggio sopra un fiume per un qualsiasi treno con a bordo tante persone distratte. Non lo vedono nemmeno il nostro ponte. Sono così concentrate sulle loro vite. Così impegnate ad affondare il naso nei loro smartphone. Probabilmente alcune di queste persone non sarebbero nemmeno qui se la storia attorno a questo anonimo ponte fosse andata diversamente. Non lo sapremo mia. La storia, quella con la S maiuscola ha molti bivi, molte storie mai v

IL PONTE #1

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Non ero mai stato sotto quel ponte. Molte volte l'ho attraversato a piedi o in auto. Moltissime altre l'ho usato per riprendere il paesaggio circostante. Durante il giorno, al tramonto, di sera. Mai però mi era capitato di passeggiare sotto le sue arcate in cemento. E dire che uno splendido parco lo costeggia. Un bel sentiero lungo le sponde del grande fiume che promette fresco e ombra durante le calde giornate estive. E tante zanzare. L'occasione si è presentata durante un pomeriggio organizzato dal circolo fotografico No Pixel. Con alcuni ragazzi abbiamo deciso di andare a vedere che cosa il parco, di cui dicevo prima, poteva regalarci dal punto di vista fotografico. Zanzare a parte si intende. Percorrendo il sentiero ci ritroviamo sotto le sue arcate, a pochi metri dal grande fiume e dalle sue acque. Mentre quasi tutti proseguivano a caccia di altre inquadrature, e qualcuno si soffermava a farsi fare un ritratto contro uno dei suoi piloni,  mi sono ritrovato lì a gua

NON SENSE PHOTO #1 - LA BICICLETTA SFOCATA

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Ed eccoci alla prima di una serie (spero lunga...chi lo sa?) di immagini NON SENSE. La foto come potete vedere è sfocata. Ed è in bianco e nero. Lo saranno tutte. In bianco e nero, non sfocate, ovviamente. Ho scelto il bianco e nero perché penso che concentri maggiormente l'occhio dell'osservatore su quello che vuole raccontare l'immagine. O meglio, in questo caso su quello che non vuole raccontare. Ma provate anche voi lettori a decidere se l'immagine racconta qualcosa oppure no. Ho anche scelto di non usare programmi particolarmente complessi e "professionali" per l'elaborazione di questa e delle altre immagini che vedrete. Ho usato un'applicazione scaricabile liberamente su qualunque smartphone moderno. La foto in questione è stata scattata volutamente sfocata e non è stata pensata. nel senso che quando decisi di fare una foto sfocata non avevo ancora idea di quello che mi sarebbe passato davanti all'obiettivo. Ma andino con ordine. Ero in

NON SENSE PHOTO

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Uno dei tanti progetti che ho avviato in questo periodo di silenzio l'ho chiamato NON SENSE. Come ho sempre sostenuto le fotografie raccontano. O meglio, le fotografie dovrebbero raccontare. Storie, soprattutto. Di quello che rappresentano, di chi le ha realizzate. Delle emozioni che suscitano. In fondo possiamo dire che questo è un po' uno degli scopi, se non lo scopo della fotografia. In questo progetto invece ho provato a fotografare cose apparentemente senza senso. Oggetti, situazioni, strade, edifici, ripresi in maniera che possano sembrare scene anonime. Prive di significato. In realtà se le ho viste probabilmente qualcosa in me è scattato che mi ha detto di fare click e fermare il momento. Riguardandole dopo però, spesso mi sono chiesto il perché abbia fatto quello scatto. Ecco forse sta tutto qui il senso di questo progetto. Capire che cosa quel momento rappresentato lo rende degno di essere fermato da una manciata di pixel. Più o meno frequentemente dedicherò un

NUCLEAR FOLLOUT

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Una sera a cena fra amici. Cena bella ricca. Vedi cosa ne è uscito! Commentavamo l'uscita fotografica di turno. In un paese abbandonato, ricco di storia patria. Con due enormi fumaioli. L'ennesimo scheletro abbandonato della corsa al progresso. Certo che qui ci starebbe proprio bene ambientare un set tipo fine del mondo. Ecco. Così è nato "Nuclear Follout". Portato con successo a Paratissima Torino nel 2017. Complice le menti del Collettivo Fuoco 16. E un'abbondante cena! Alla prossima... P.S. lo so, non sono fotografie. E' una fusione di foto e graphic art. Computer fondamentalmente. Ma come al solito no conta il come. Conta il perché.

NO VIOLENCE

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NO VIOLENCE Oggi non servono parole se non quelle del titolo. No violence. Alla prossima... Dimenticavo. Il progetto nasce da una collaborazione con i ragazzi del Collettivo Fuoco 16. Volete sapere di cosa si tratta? Cercateci sul web...seguiteci...ne vedrete delle belle...

L'OMBRA DEL FOTOGRAFO

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Metti una fredda sera d'inverno. Aria fredda che odora di festa. Una famosa piazza dove ancora oggi si respira l'aria stantia della storia patria. Tutti a fotografare le coloratissime luci di famosi artisti. E tu che pensi...belle queste luci, proiettate in terra anziché in cielo. Ma come le fotografo? In bianco e nero, sicuramente! E già che ci sono gioco anche un po' con la mia ombra. Ed ecco che nasce un ritratto insolito della mia ombra intenta a fotografare se stessa. Alla prossima...