LA PIETRA

Anche le pietre raccontano storie. A volte di suntuosi edifici. A volte di umili abitazioni. A volte la storia che raccontano è misteriosa e avvolta dalle nebbie del tempo. Ma vale sempre la pena ascoltare.

Questa è la storia di una pietra. Inaspettata. Trovata per caso. Cercando altro. Un bel pezzo dei Rolling Stone sul piatto e via si parte. Visto l'argomento...

La storia della pietra in foto comincia sicuramente molto tempo fa. Quando la mano esperta di qualcuno vi incise sopra quei simboli. La nostra storia invece comincia poco tempo fa. In una mattina di primavera. In un bosco. Con una tranquilla passeggiata.

Il posto non potrebbe essere più suggestivo. Un lungo sentiero, appena visibile, che si snoda in un bosco bagnato da una serie di laghi. Se non fossi figlio di questo secolo mi aspetterei un druido uscire da un qualsiasi cespuglio con il suo falcetto in una mano e un mazzetto di erbe nell'altro. L'atmosfera è sospesa. Rarefatta. La luce del primo mattino filtra dalle fronde degli alberi dipingendo nel bosco lame di luce. Fotografare è un piacere. Ma non vi mostrerò quelle foto. Troppo moderne. Troppo scontate. Non raccontano la magia di quel posto. Lo fa invece l'immagine di una vecchia pietra. Era lì. Ad un bivio. I segni del tempo e dell'uomo sulla sua superficie ruvida. L'edera rinata dalla primavera cominciava a studiarne la geografia.

Si capiva subito che non era una pietra qualsiasi. Che non serviva a delimitare il sentiero. Non era quello il suo posto. Chissà come era finita lì. A fare da cartello stradale. Una mano sapiente, di una sapienza antica aveva inciso un segno. Un segno antico. Di cui nessuno oggi conosce il vero significato. La guardi. La mente vaga. Ad un epoca antica. Forse più antica degli alberi che ti circondano. Il bosco sembra lo stesso. Ma non lo è. Risuona dei passi vellutati di strani individui in tunica bianca. Con un falcetto in una mano e un mazzetto di erbe nell'altro. Risuona di canti in una lingua dimenticata. Di pietre che colpiscono pietre. Di mani che incidono nella dura roccia strani segni visti nei sogni di lunghe notti passate accanto ad un fuoco ad osservare un cielo stellato che noi oggi possiamo solo sognare.

Il bosco sembra lo stesso ma non lo è. Oggi risuona di rumori portati dalla civiltà. Motori di auto che sfrecciano su nastri d'asfalto profondi come ferite sanguinanti. Motori di barche che fendono le acque di placidi laghetti un tempo luoghi sacri ai quei signori in tunica bianca. Noi non siamo più gli stessi. Non conosciamo più la lingua per ascoltare certe storie. E' diventata come un brusio di fondo che va a coprire i suoni della modernità.

Alla prossima...

Commenti

  1. che bello, ogni tanto sembra quasi di sentirli gli echi lontani di quelle storie ... poi squilla un cellulare o passa una macchina!!!! :)

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