L'URLO DELLA TERRA


Nel momento in cui scrivo questo post nel mondo, in aree geografiche diverse, la natura subisce ancora una volta l'ignoranza dell'uomo venendo devastata.

Incendi di proporzioni enormi divorano senza sosta centinaia, migliaia di alberi insostituibili. I ghiacciai perenni si sciolgono creando nuovi paesaggi e colori là dove eravamo abituati a vedere solo il blu del cielo e il bianco del ghiaccio.

Nel momento in cui scrivo questo post ho la fortuna di ritrovarmi circondato da ulivi secolari e per quanto abbiano una bellezza ancestrale data dalla loro età, la mia curiosità è attratta no da questi esemplari rigogliosi e carichi di frutti che presto diventeranno uno dei prodotti che il mondo intero ci invidia, ma da quegli individui più defilati. Quelli con meno frutti. Meno chioma. Quelli con il tronco segnato dalle malattie e dalle intemperie. Quelli piegati dagli anni, con la corteccia aperta in più punti e il tronco esposto ai parassiti. Quelli segnati da lunghe e profonde ferite, con i rami un po' spogli e radi protesi verso il cielo come braccia in cerca di aiuto. Quelli con le radici in parte esposte dal terreno quasi che l'albero stesso cercasse di muoversi e incamminarsi verso altri luoghi.

Questi alberi sono diventati i protagonisti dei miei scatti. Alberi di ulivo trovati non in splendidi uliveti baciati dal sole e curati con amore. Alberi trovati ai margini delle strade o messi a delimitare parcheggi. Alberi cotti dal sole rovente e privati delle cure riservate ai loro più fortunati fratelli.
Ad ascoltarli, tutti avevano un unica voce. Un lamento. Un grido. Il grido di dolore non loro ma della Terra. Il dolore di un mondo violentato e sfruttato senza pietà da noi che la pietà non l'abbiamo nemmeno verso i nostri simili. Un grido di allarme, non ascoltato purtroppo, che ci avvisa del fatto che la strada intrapresa è senza uscita.

Alla prossima...



























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