INVISIBLE CHILD

Oggi non una foto ma un video. Anzi tre. Tre brevi reel, un po’ surreali, girati in un parco giochi, montati con una musica stile horror ma che a guardarli bene forse così horror non sono.

Il protagonista in un parco giochi non poteva che essere un bambino. Ma qui il bambino non c’è. Da qui il titolo di questo post. Bambino invisibile, Invisible Child, in inglese, perché oramai fa figo usare i neologismi di un’altra lingua.

Il bambino non c’è perché qualcun altro ha deciso per lui che in quel parco non doveva giocare. Qualcun altro a migliaia di chilometri dalla sua casa, senza nemmeno conoscerlo, senza sapere nemmeno quel bambino chi fosse, che faccia avesse, che sogni avesse, ha deciso così dalla mattina alla sera che in quel parco non doveva giocare. Di più. Ha deciso che quel bambino non dovesse avere una casa, una scuola, dei genitori, degli amici con cui giocare. Ha deciso di cancellarlo. Di cancellare lui e tanti altri come lui per un interesse che ne al bambino ne a noi interessa.

E’ strano ma a volte le decisioni e i desideri di una singola persona, estranea alla nostra vita sono più importanti di quelle di bambino. Che vorrebbe solo andare al parco con i suoi amici e giocare. Sullo scivolo. Sull’altalena. Con i suoi genitori a guardarlo. Ma non può. Perché è diventato invisibile. E’ stato cancellato. Lui, la sua casa, la sua città con il parco, la scuola e tutto il resto. Cancellati, lui e i suoi genitori.

Ma chi siamo poi noi per decidere della sorte di un bambino. Chi siamo noi per arrogarci il diritto di decidere le sorti di altre persone? Quale diritto ci consente di cancellare persone, luoghi, vite, bambini, genitori?

Nessuno. Nessun diritto

Alla prossima…








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