ITINERARI LETTERARI #1

 



Torino è una città dai mille volti. Passeggi per le sue vie e puoi passare attraverso mille suggestioni, mille passaggi. Storia che sta nei libri di scuola ma anche storie piccole che nei libri no trovano posto e le trovi scritte sulla pietra di qualche lapide, sui muri di qualche palazzo.

Vie, palazzi, persone che sono passati tutti da questa città e hanno lasciato un segno e che scopi per la prima volta o ritrovi in un libro. Magari un libro letto a scuola, obbligato dalla maestra, e che all’epoca nemmeno ti piacque. Proprio perchè imposto.

Oggi abbiamo l’abitudine di andare di fretta. Corriamo d auna parte all’altra, ci affanniamo a cercare di completare tutti gli impegni della giornata dimenticandoci di quello che abbiamo intorno. Passiamo per le nostre città senza nemmeno accorgerci di quello che ci circonda. Non importa se siamo ragazzi, adolescenti, manager in carriera o operai in una catena di montaggio. Siamo diventati ignari del mondo che ci ospita. Ignari e ignoranti delle città che abbiamo costruito, che abitiamo e che divorano sempre più spazio. Oltre alle “cose” spesso ignori amo anche i nostri simili. Per paura, pudore, o semplicemente perchè non ci interessa il nostro prossimo.

Passeggiare per Torino è un pò come leggere un enorme libro a cielo aperto ricco di storie diverse. Se solo volessimo rallentare, scendere per un momento dalle nostre vite, fermarci ad osservare quello che abbiamo introno ci stupiremmo di cosa ci può raccontare.

Una semplice targa sul muro. Una frase. Un ricordo. Un libro. Letto di mala voglia, ma che oggi ti viene la voglia di andare a cercarlo nella libreria. Sai che c’è, dimenticato da qualche parte, sicuramente pieno di polvere. Semi nascosto da altri libri, altre storie che nel frattempo hai fatto tue e accumulate sugli scaffali. Un libro che riporta alle scuole. Un libro che parla di scuola. Un autore che voleva parlare ai ragazzi. Raccontare loro che in qualunque epoca si viva, qualunque scuola si frequenti si è sempre ragazzi alle prese per la prima volta con la vita vera. Una storia forse “usata” troppo e troppo male da chi venne dopo il nostro autore. Un “uso troppo forzato” di retorica magari ne ha fatto un libro oggi un pò superato. Ma se ci dimentichiamo chi siamo veramente come possiamo andare avanti e affrontare il futuro.

Allora alziamo la testa dal marciapiede, guardiamo quello che abbiamo costruito, osserviamo cosa ci sta attorno e lasciamoci trasportare dai ricordi. Così come fa una vecchia targa su un vecchio palazzo in una strada semidimenticata di periferia che ci racconta di una maestrina che con la sua matita rossa correggeva i compiti dei suoi ragazzi in una scuola dove  potevano convivere il ricco con il povero, dove i mondi spesso diversi si potevano incontrare e dialogare, fare amicizia, aiutarsi l’un l’altro. Una scuola che insegnava qualcosa di più di una semplice materia. Una scuola povera ma più ricca di molte scuole di oggi.

Torniamo a casa, prendiamo quel libro e rileggiamolo. Con il noi di adesso. Sicuramente avrà altro da insegnarci. Altro che no potevamo capire la prima volta che ce lo misero sotto il naso.

Edmondo De Amicis. Cuore.

Alla prossima...


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